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CIIE: nuove consapevolezze e conferme dal dialogo tra Cina e Occidente

fonte dell’articolo: rivista Capital di Class Editori

Dalla seconda edizione di CIIE – China International Import Expo di Shanghai, fiera a cui abbiamo partecipato lo scorso novembre – sono emersi diversi punti interessanti sul rapporto della Cina con i paesi occidentali.

CIIE è la prima manifestazione fieristica mai organizzata dalla Cina dedicata all’importazione di prodotti e servizi stranieri: azione strategica che, come vedremo, ben si inserisce nella nuova strategia economica cinese.

È il momento degli investimenti per il piano Made in China 2025

Made in China 2025 è un progetto strategico promosso fortemente dal presidente Xi Jinping che mira a rafforzare la cooperazione economica e il commercio internazionale per raggiungere un sempre maggiore livello della qualità di vita della popolazione cinese, puntando in particolare sull’innovazione tecnologica.

I punti chiave sono infatti un radicale miglioramento del livello tecnologico della produzione industriale cinese e la crescita di consumi di prodotti ad alto valore aggiunto; aspetto, questo, che apre spazi importanti per le importazioni.

Un mercato in evoluzione

Per quanto riguarda l’Italia, dalle analisi del Centro Studi CeSIF della Fondazione Italia Cina emerge che per l’export italiano con la Cina vede i macchinari incidere per un terzo del totale, seguiti dall’abbigliamento e prodotti tessili (17,5%) e dai prodotti chimici e farmaceutici (14%), mentre i prodotti alimentari (1,9%) e le bevande (1,1%) hanno ancora un ruolo marginale ma di sicura potenzialità.

Per il made in Italy – che non è più solo moda, mobili, cibo e vino, ma anche meccanica, mezzi di trasporto, farmaceutica – è un momento decisivo: l’interscambio ha superato 50 miliardi, si avvicina il pareggio export/import ed è concreta la possibilità che Trieste diventi il capolinea marittimo della Belt & Road Initiative.

Per quanto riguarda invece il mercato cinese, contando solo le partecipazioni per almeno il 10%, in 10 anni la Cina ha speso per aziende europee 145 miliardi (dati Merics e Rhodium Group). Circa 360 imprese sono state acquisite, anche colossi come l’italiana Pirelli. Controllo o partecipazioni riguardano inoltre aeroporti, porti, parchi eolici e squadre di calcio.

Molte realtà europee hanno già dunque rapporti di business assai stretti con la Cina e nessuno può rinunciare a questo mercato enorme: l’interscambio Cina-Unione Europea è di 1 miliardo al giorno e l’anno scorso la Cina valeva più di un decimo dell’export. In più, le opportunità d’investimento, anche soltanto finanziario, in Cina sono molto cresciute a partire da settembre, quando sono stati alleggeriti i vincoli a partecipazioni straniere in aziende locali.

Grazie anche al già citato piano Made in China 2025, ulteriori spazi si aprono essendo il governo cinese deciso a spostare il sistema produttivo verso la fascia alta e a favorire nel frattempo l’importazione di beni di consumo o di lusso per una classe benestante che conta centinaia di milioni di persone.

Infatti, i consumatori cinesi di segmento medio-alto, quello cioè che può aspirare al made in Italy, sono circa 400 milioni, prevalentemente giovani; nel 2018 si è registrato un +32% della spesa per consumi interni.

Secondo uno studio effettuato da Bain and Company, gli acquisti da parte dei cinesi continueranno ad aumentare a un ritmo pari al +6% annuo, anche grazie a una crescita salariale che si prevede stabile al 5% almeno fino al 2030.

La necessità di una formazione adeguata per lavorare con la Cina

Nel Rapporto annuale della Fondazione Italia Cina si riportano anche quelle che sono le criticità di maggior rilievo che le imprese italiane devono affrontare sul mercato cinese. Tra queste spiccano, oltre all’annoso tema della violazione dei diritti di proprietà intellettuale, le difficoltà connesse alla gestione delle differenze culturali e linguistiche. Questo problema, ancora molto sentito, conferma con forza come le stesse imprese sentano il bisogno di un adeguato percorso formativo-informativo preliminare come aspetto fondamentale nelle strategie di business orientate al mercato cinese.

Per chi vuole operare in Cina oggi è necessario mantenersi costantemente aggiornati sulle dinamiche del paese, sia per quanto riguarda il proprio settore di riferimento sia per quanto riguarda il mercato e la scena politica cinese nel suo complesso.

Una regola d’oro prima di entrare nel mercato cinese, se possibile ancora più valida quando si parla di piccole e medie imprese, è quella di stipulare accordi con distributori locali. È fondamentale infatti costruire relazioni profonde, sia personali sia aziendali, con i partner cinesi per poter concludere accordi d’affari.

In conclusione, per le imprese europee e in particolare italiane è fondamentale cogliere la finestra di opportunità in cui le aziende cinesi hanno bisogno di tecnologia straniera nel percorso verso l’obiettivo di diventare avanguardie globali dell’innovazione.

Certamente, le differenze di abitudini culturali e l’accesso alle moderne infrastrutture del commercio in Cina pongono una sfida importante, ma inevitabile.

photo: CIIE